Scegliere la qualità dell'unicità, non dell'insostituibilità
All’interno dell’organizzazione aziendale nessuna persona dovrebbe essere considerata indispensabile, altrimenti questo sarebbe un problema di non poco conto: pensiamo se questa persona dovesse assentarsi temporaneamente o peggio ancora decidere di cambiare azienda, si fermerebbe l’intero lavoro portato avanti da questa.
La prospettiva cambia completamente se prendiamo in considerazione il punto di vista del singolo lavoratore.
Il dipendente, infatti, ha la tendenza a voler essere considerato indispensabile, complice la paura di rimanere senza lavoro, di sentirsi poco utile, di essere sostituito facilmente. Questa pretesa, però, può far commettere al lavoratore errori legati ad esempio all’accentramento su di sé di compiti invece di delegare e favorire il lavoro in squadra oppure di non aver tempo per crearsi nuove competenze perché oberato dal troppo lavoro. Tutti questi elementi a lungo andare lo mettono però in una posizione sfavorevole anziché renderlo effettivamente indispensabile.

Allo stesso tempo, riprendendo alcuni comportamenti aziendali errati, queste esasperano i timori dei lavoratori quando considerano le persone totalmente intercambiabili, ritenendo che ogni mansione possa essere svolta indistintamente da un lavoratore piuttosto di un altro.
Gli eccessi, si sa, non portano da nessuna parte.
Così, per un buon andamento aziendale e per lavorare sull’equilibrio e sull’ambiente, nessuno deve ritenere l’altro indispensabile nelle accezioni riportate sopra: ogni lavoratore è per la propria azienda necessario, utile e indispensabile perché un soggetto unico, con caratteristiche particolari atte ad arricchire il contesto aziendale e le persone con le quali lavora.
Questi sono i veri motivi perché si debba creare un legame indissolubile, senza pensare che la stessa cosa possa essere svolta allo stesso modo da chiunque o dall’altro lato cercare di omologarsi per credere di diventare indispensabile.

Il cambio di mentalità deve avvenire da entrambe le parti: il lavoratore deve aprirsi alla condivisione delle informazioni con i colleghi in modo che una sua assenza non pregiudichi la buona riuscita dell’andamento lavorativo e proprio per questo rendersi sostituibile.
È questa volontà nel rendersi “sostituibile” che deve essere premiata dall’azienda: perché se è vero che la condivisione porta a non fermare il lavoro è anche vero che una mansione svolta da un lavoratore piuttosto di un altro non sarà mai la stessa cosa.
Quindi è l’unicità del singolo lavoratore la vera qualità indispensabile ed insostituibile.