Il contributo di oggi cercherà di sfatare qualche (falso) mito relativamente allo sviluppo di un piano welfare aziendale.
L’atteggiamento riscontrato spesso nei datori di lavoro legato alla materia “welfare” è un misto di diffidenza e timore, la prima perché non ne comprendono a pieno i benefici mentre il timore riguarda il fatto che mettere in pratica un piano welfare si riveli solamente un costo tanto economico quanto di sacrificio in termini di tempo e organizzazione.
Innanzitutto, il datore di lavoro deve essere convinto di voler apportare migliorie nell’azienda. Infatti il welfare è un insieme di azioni progettate e attivate dall’azienda per l’erogazione di somme, beni, prestazioni, opere o servizi finalizzati a soddisfare esigenze quotidiane dei propri dipendenti, o dei familiari degli stessi.
A questo punto l’idea deve essere messa in pratica e di conseguenza l’azienda deve elaborare una pianificazione strategica atta alla redazione di un piano welfare.
Vediamo le fasi operative.
La prima valutazione è la rilevazione delle esigenze e degli obiettivi aziendali: welfare come leva per raggiungere nuovi risultati, oppure per migliorare il clima aziendale o sostegno alla conciliazione dei tempi “vita-lavoro” dei suoi collaboratori.
A questo punto si deve passare all’analisi dei fabbisogni della popolazione aziendale: mappare i propri dipendenti al fine di individuare i servizi che meglio rispondono alle loro esigenze. Solo nel caso di corrispondenza tra esigenze e servizi messi a disposizione vi potrà essere un buon uso dello strumento welfare.
Valutare i costi. Ecco che riaffiora la paura dell’azienda: quanto andrò a spendere? La valutazione degli investimenti è un processo indispensabile in qualsiasi progettazione strategica all’interno di un’azienda, quindi anche nella stesura di un piano welfare.
La fase dell’attuazione vera e propria si suddivide in altri due momenti: l’individuazione degli strumenti per l’accesso al welfare e l’avvio di un’azione di comunicazione. Il datore di lavoro non può pensare che il piano esplichi gli effetti desiderati se non vengono informati i beneficiari circa le tipologie, le modalità di funzionamento e di fruizione dei servizi offerti.
A questo punto non rimane che monitorare periodicamente l’andamento del piano welfare al fine di valutare se i risultati attesi in fase di progettazione vengono rispettati e contestualmente vi sia aderenza tra i servizi offerti e utilizzati.
Ora al datore di lavoro non resta che abbozzare un piano!
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